PROLOGO: Durante la nascita di un sistema solare, può capitare che una parte dei planetesimi venga definitivamente espulsa dalla danza dei mondi candidati a compagni della loro stella madre.

Uno di tali mondi era questo: un piccolo frammento, grande poco più di Plutone, permanentemente coperto da uno spesso strato di ghiaccio, a sua volta butterato da numerosi crateri da impatto.

Un mondo di per sé irrilevante, solo un freddo corpo mai stato vivo, lontano da ogni civiltà o forma di vita.

Almeno, così suggerivano le apparenze…

 

 

MARVELIT presenta

Episodio 2 - Incontri Ravvicinati

 

 

Le tenebre furono squarciate da un lampo di tremolante luce azzurrina.

“State tutti bene?” chiese la figura composta di energia elettromagnetica. Le sue parole uscivano, perfettamente modulate, da un dispositivo che quella stessa energia teneva sospeso intorno al ‘collo’.

“Diciamo che poteva andarci peggio,” disse la parete della sfera smeraldina che avvolgeva lo strano gruppo:

Ø      Mikhail Rasputin. Terrestre russo, mutante col potere di manipolare l’energia.

Ø      Xandu. Femmina skrull, mutante, capace, fra le altre cose, di alterare a piacimento la propria densità.

Ø      Deathbird. Mutante Shi’ar, il cui corpo piumato presentava caratteristiche di uno stadio evolutivo precedente all’attuale.

Ø      Lockheed. Misterioso draghetto extraterrestre, piccolo ma intelligente e molto tosto.

Ø      J, un tempo clone di Magneto, col nome di Joseph, ora presente solo in spiritu.

“Puoi dirlo forte,” fece Xandu, senza celare le sue occhiatacce alla Shi’ar. “Non grazie a te, Cal’syee. Mi sorprende che tu sia riuscita ad arrivare al trono, visto il tuo modo di gestire una crisi. Dovevi proprio regalare un pasto di energia ad un Phalanx affamato??”

“Ho cercato di difenderci,” scattò Deathbird. “E lo rifarei…anche se ammetto l’errore sull’approccio!”

“Cerchiamo di evitare di sprecare energie fra di noi,” disse Mikhail. Poi, rivolto al loro rifugio, disse, “Fiz, per quanto tempo ancora pensi di potere resistere?”

“Fin quando Warlock non cercherà di sondare al di sotto del metallo in cerca di altra energia, posso farcela. Per fortuna, aveva una tale fame da concentrarsi solo sulle riserve di energia della nave.”

Il che ricordò a tutti che la situazione si presentava tutt’altro che rosea: Fiz si era fatto guscio usando quello che restava della cabina di pilotaggio come ‘mimetizzazione’, mentre Warlock -o almeno qualcuno che Mikhail, J e Lockheed ritenevano come tale- distruggeva la nave per estrarne ogni briciola di energia.

Il gruppo stava navigando per il cosmo, alla ricerca della Phalanx, per distruggerla una volta per tutte…quando la loro nave aveva raccolto un segnale di soccorso inviato da Warlock. Seguendolo, si erano trovati in prossimità di questo pianeta, sotto la cui superficie si nascondeva il giovane mutante della sua specie -mutante nel senso che non rispondeva alla ‘programmazione’ della Phalanx, un individuo letteralmente unico separato dalla collettività della Phalanx.

E per quanto ne sapevano gli Xplorers, si trovavano in una trappola da dilettanti!

“L’aria non durerà per sempre,” disse Xandu. “Dobbiamo muoverci adesso.”

J annuì. “Dobbiamo scoprire se questo Phalanx è davvero Warlock, ormai non abbiamo scelta.” Se si erano sbagliati, sarebbero morti su quel mondo. Se avevano ragione, Warlock era la loro sola speranza di fuga.

Mikhail osservò i componenti solidi che fluttuavano intorno al corpo energetico di J: guanti, bracciali, stivali, cavigliere, piastre pettorali…era come se un fantasma si fosse messo addosso le parti essenziali di un’armatura.

Il Russo si rivolse a Deathbird. “Pensi che quelle interfacce possano servire ad interfacciarsi con Warlock senza che J ne venga risucchiato?”

La Shi’ar annuì. “Ho pensato proprio ad un’applicazione del genere, nel progettarle: J ha il grande vantaggio di potere regolare il proprio stato per penetrare in un dispositivo elettronico senza friggerlo subito. Le interfacce lo aiuteranno nella raccolta delle informazioni perché si regoli.”

“Può creare anche una connessione multipla?”

“Hm?”

“Vista la posta in gioco, tanto vale tentarle tutte: J, tu, io e Lockheed siamo quelli che conoscono meglio Warlock. Inutile confonderlo presentandogli delle persone che non ha mai incontrato prima, o sulle quali potrebbe equivocare,” e rivolse uno sguardo significativo a Deathbird -per gli archivi degli X-Men, e quindi, forse anche per questo Warlock, lei era una nemica giurata, che non disdegnava l’assassinio dell’avversario per perseguire i propri scopi. Almeno, rimanendo indietro, difficilmente sarebbe stata tentata dal fare sciocchezze…

“Allora cominciamo,” disse J.

 

Il primo manifestarsi della loro presenza furono tre blocchi di cascate di dati, nel mezzo di un grande parco verde.

“Almeno, i suoi ricordi sembrano corrispondere a quelli dell’originale,” disse Mikhail, guardandosi intorno. Il cielo era quello di una magnifica serata, senza una nuvola; la temperatura quella di una primavera perfetta.

Lui, Lock’ e J si trovavano nella tenuta Xavier. Il design dell’edificio poco distante era quello ‘classico’; Mik lo riconobbe, in quell’edificio erano entrati suo fratello Piotr e sua sorella Ilyana. I guai, quelli veri, erano di lì a venire…

“Coo..?” Lockheed girò intorno a J, che ora vestiva la familiare uniforme azzurra e gialla, ed il suo corpo era quello di Joseph, prima che lo sacrificasse per ristabilire il campo magnetico terrestre.

“Visto che i sogni son desideri, almeno qui, non mi va di sembrare il fantasma di Macbeth,” disse J.

“Se questa è la memoria di Warlock, so già cosa dovremo aspettarci,” disse Mikhail, avanzando per primo verso l’Istituto. “Non prendete iniziative, non fate nulla se non ve lo dico io. Ho già fatto un viaggio nel tempo, quando i Nuovi Mutanti erano davvero degni di tal nome[i]; l’ambiente mi è familiare.” Mikhail, e non solo lui, sperò di non dovere arrivare allo scontro frontale con quei frammenti di memoria -qualunque scontro sarebbe andato a scapito delle poche riserve di energia di Warlock…

 

Il trio giunse al viale di ingresso. La vista dell’edificio da vicino, con le sue luci accese, confermò le prime impressioni: questo era lo Xavier Institute di un’epoca fa, quando ancora dei ragazzi proiettati loro malgrado nel ruolo di difensori dei mutanti potevano permettersi di pensare in termini di avventura, qualcosa di entusiasmante e meraviglioso… Il dolore doveva ancora arrivare…

La porta si aprì su cardini bene oliati. Uno stivale giallo emerse dall’ombra.

…o forse era già arrivato.

“Voi chi siete?” chiese bruscamente un uomo di circa 30 anni, dalla pelle scura ed i corti capelli neri. La sua voce aveva un indubbio accento portoghese -Mikhail lo riconobbe subito, così come riconobbe senza esitazioni Roberto daCosta. Sunspot.

<Credo che abbiamo commesso un grave errore di valutazione,> comunicò mentalmente J -in quel regno, il suo potere poteva manifestarsi in tale sfumatura.

Mikhail si morse le labbra -eccome se si era sbagliato. A questo punto, era sicuro che tutti i Nuovi Mutanti sarebbero stati così, adulti e induriti dalla vita, la squadra perfetta sopravvissuta ad ogni prova, lontani anni luce dal team di ragazzi spensierati che tanta gioia avevano donato a Warlock!

Infatti, un attimo dopo, una donna bionda emerse da dietro Sunspot. Una donna che rifletteva la forte bellezza propria di Amara Aquila. Magma. “’Berto, amore, che succede? Chi siete voi?”

“Sto ancora aspettando una risposta, intrusi.”

“Sono Mikhail Rasputin, fratello di Ilyana. Abbiamo bisogno di parlare con uno di voi, Sunspot,” disse Mikhail. “Sono sicuro che lui, attraverso di voi, già ci ha riconosciuti. Ha chiesto lui il nostro aiuto.”

Sunspot fece una risatina. “Hmf, davvero? Io dico che invece, ad avere bisogno di aiuto…sarete voi!” terminò, facendo scattare i pugni verso il basso, mentre il suo corpo diventava completamente nero -il marchio dell’attivazione del suo potere di sfruttare l’energia solare immagazzinata nelle sue cellule!

I pugni colpirono con abbastanza violenza da fare vibrare il suolo sotto i piedi degli Xplorers. Magma ci aggiunse subito di suo: lei comandava il rovente sangue della terra, e nel suolo si formarono immediatamente delle crepe. Da quelle crepe, eruttò un torrente di lava!

Lockheed fu lesto a volare via. J reagì generando uno scudo magnetico intorno a sé ed a Mikhail, per poi farli levitare al sicuro.

“Sei in gamba, russo,” urlò una voce dall’alto, accompagnata dal rombo come di un ugello di missile. “Ma non abbastanza!

Poi arrivò, con una forza sufficiente a demolire un palazzo, degno del nome di Cannonball. Sam Guthrie.

Mikhail ebbe appena il tempo di erigere un campo di forza, prima di venire sbattuto via come un birillo ad oltre 1km di distanza.

J si rivolse al draghetto sulla sua perpendicolare. “Stiamo solo perdendo tempo…Lockheed.”

Lock’ era perfettamente consapevole che erano solo funzioni matematiche quelle che aveva davanti. La sua preoccupazione era arrivare da Warlock quanto prima…

Perciò, sembrò solo strano che all’improvviso facesse dietrofront e fuggisse a tutta birra! Prevedibilmente, Cannonball si lanciò al suo inseguimento.

Ad un certo punto, Lockheed voltò la testa e lanciò una potente fiammata all’indirizzo del suo avversario!

“Hah!” lo derise l’uomo. “Non puoi farmi proprio niente fino a quando sono avvolto nel mio campo propulsi*” il che poteva anche essere vero… Peccato solo che la fiammata gli aveva fatto perdere l’orientamento.

Così, esattamente come pianificato da J, Sam rovinò addosso a Magma e Sunspot!

I tre corpi, in quell’impatto, svanirono in una nuvola di luce.

“Cresciuti, ma inesperti,” disse Mikhail. “Ma non mi piace che non ci abbiano riconosciuto. J..?”

J si guardò intorno. Ai suoi occhi, quella realtà era un meraviglioso e coordinato flusso di dati, percorsi dalla luce dei percorsi neurali dell’organismo tecno-organico. Doveva ammetterlo, c’era della bellezza nei Phalanx. Purtroppo… “Non ho abbastanza esperienza per riconoscere cosa stia andando storto. Tutto sembra funzionare bene…il che suggerisce che ci sia qualcosa nella programmazione di Warlock, che gli impedisce di riconoscerci come sue conoscenze.”

“Non un virus?”

“Se lo è, è così bene parte dell’organismo da esserne indistinguibile.”

“Quanto a lungo potremo portare avanti questa sciarada, prima che Warlock abbia veramente fame?”

J ci pensò su. “Dipende.”

“Da cosa?”

“Dal nostro potere di convincimento. Non possiamo continuare a sollecitare le difese interne di Warlock, siamo noi i virus, per adesso. Se la sua memoria si riattivasse completamente, potrebbe lui stesso espellere il vero virus.”

“Quindi si tratta di riattivarla in fretta?”

“Sì, ma…”

“Ho un nuovo piano. Seguitemi!” e Mikhail corse verso l’edificio.

 

Irruppero sfondando la porta.

L’interno era buio, illuminato solo dal campo energetico di J. “Come facevi a sapere che non ci avrebbero fermato?” chiese.

“Logicamente, quello di prima era un test,” Mikhail si guardò intorno. “Le difese hanno capito che il miglior ambiente in cui battersi è quello che limita i nostri movimenti.”

“Una deduzione brillante, figlio del Diavolo,” rispose una voce femminile. I tre si voltarono verso di essa.

Da una porta, stava emergendo la figura rossochiomata di Rahne Sinclair. Wolfsbane.

“Ma non ti sarà utile,” disse un’altra voce femminile, quella di Danielle Moonstar. Mirage. La giovane Cheyenne stava emergendo da un’identica porta.

E così stava facendo la Coreana di nome Karma. “Rassegnatevi, intrusi: il Team Supremo non sarà più disturbato da niente e da nessuno. Noi lo difenderemo fino alla vostra morte.”

Il salone era cambiato senza che gli ‘ospiti’ non se ne accorgessero neppure. Ora i tre si trovavano nel mezzo di una struttura perfettamente circolare, dalle cui porte stavano emergendo i Nuovi Mutanti al gran completo…

E non solo loro. “Morite,” disse Ilyana Rasputin. Magik. Nelle sue mani brillava la lama infuocata della Spada dell’Anima. “Morite,” ripeté con identica voce una perfetta copia di Ilyana che stava emergendo dalla stessa porta.

“Non vi vogliamo qui,” disse Sunspot n.2, dietro al suo clone elettronico.

“Morite,” ringhiò Rahne n.3, assumendo la forma transpecie.

“Morite,” orribili illusioni di un demone-orso apparvero ad ognuna delle sei Mirage finora emerse, mentre il trio si stringeva sempre di più.

“Non dirmi che era questo, che volevi,” fece J.

Mikhail sorrise. “A dire il vero, sì.”

Poi, con un unico urlo assordante, decine e decine di Nuovi Mutanti si gettarono addosso agli intrusi!

 

J era scomparso nel momento in cui il collegamento si era attivato: stava giocando il tutto per tutto, proiettandosi completamente nel corpo di Warlock. E Deathbird ammirava il coraggio.

Ad un certo punto, i corpi di Lockheed e Mikhail sussultarono. Durò appena un secondo, ma quell’improvviso movimento mise sul chi vive le due femmine del gruppo.

“Pensi di intervenire?” chiese Xandu, interpretando l’espressione attenta della Shi’ar.

Ma ‘bird scosse la testa. “No. Immagino che se avranno bisogno di aiuto, lo chiederanno. Vediamo come se la cavano quei maschi saccenti, prima.”

Nessuno osò chiederle cosa significava la prima parte di quella frase.

Come avrebbero dovuto chiedere aiuto, in quelle condizioni?

 

A volte, non ci vuole il calcolatore o il genio di turno.

Quando in un combattimento, a causa di un evidente soprannumero, le possibilità sono drasticamente a sfavore di una delle fazioni, il solo calcolo non va al ‘se’, ma al ‘quando’.

Ovviamente, anche in simili casi, tale valutazione può essere soggetta a revisioni.

La massa dei Nuovi Mutanti, a sottolineare tale concetto, fu aperta da una tremenda colonna di energia abbagliante, come se un vulcano si fosse aperto di colpo la strada nel suolo!

L’urlo collettivo dei simulacri sembrò non volere terminare mai, mentre il loro numero scompariva progressivamente in spirali luminose…

E al centro di quel fenomeno, Mikhail, J e Lockheed non presentavano neppure un graffio. I pugni del Russo brillavano.

“Possiamo andare all’infinito, e saresti tu a rimetterci! Warlock, se puoi sentirmi, se puoi fare qualcosa, questo è il momento di provarci!”

Una nuova colonna di luce si levò dal pavimento. Lockheed ringhiò, le narici fumanti e pronto a vomitare fiamme…

E apparve…ro: Warlock, insieme ad un giovane Douglas Ramsey. Mikhail non ebbe bisogno di sforzarsi, per capire che quello era l’aspetto del giovane prima che morisse…

Warlock sembrava un galletto, e mostrava un sorriso radioso. “Sé non ha più bisogno di voi. Sé è dispiaciuto per avervi chiamato. Sé ha di nuovo amicodiséDouglas. Ora siamo felici.”

J scandagliò attentamente i due simulacri -e non ebbe dubbi: il cuore di Cypher brillava di energie su una modulazione estranea al programma base del giovane Phalanx, ma quelle energie erano letteralmente interfacciate alla luce vitale di Warlock.

J e Mikhail si scambiarono un’occhiata, poi fu Mikhail a parlare. “Warlock, so che tu devi ricordarti di me. Devi avere inviato una copia del nostro incontro a questo frammento di te.”

L’altro annuì. “Sé lo ha fatto. Tu sei venuto dal futuro insieme ad una squadra di Nuovi Mutanti, per trovare una cura al Virus Legacy. Ma i ricordi di sé diventano molto confusi; dopo l’incontro, la matrice non ha inviato ulteriori resoconti in merito. Sé sospetta manipolazione mentale.”

“Un po’ più radicale di così. Quando ho capito di avere sbagliato, prima di rimandare i Nuovi Mutanti del futuro al loro tempo, ho cancellato ogni memoria del nostro incontro, manipolando la realtà. Per voi, quell’incontro non era avvenuto…naturalmente, allora non sapevo del tuo backup qui.

“Warlock, non so come quel virus sia arrivato qui, ma ti sta ingannando. Non è il tuo amico. E tu stai morendo.”

“Quello che dite non ha senso logico: amicodiséDoug  è qui. Sé sta bene. Sé è felice.”

Sembrava di guardare un uomo appena sottoposto a lobotomia. Il suo sorriso era vuoto come i suoi occhi. E non sembrava esserci il benché minimo tentativo di nascondere quella scena surreale.

Tutto suggeriva una trappola, ma se lo era, perché attendere fino a questo momento? Se c’era la Phalanx dietro a tutto questo, avrebbero dovuto serrare la morsa prima ancora di lasciare che ci fosse questo contatto…

Mikhail aggrottò la fronte. E vide che J aveva la sua stessa, identica espressione.

La Phalanx voleva che ci fosse questo contatto!

Il che implicava un elemento ancora più sinistro: che sapessero degli X-plorers!

J iniziò a smaterializzarsi -doveva uscire dal cyberverso prima che*

                                                                                                                                         

I corpi di Lockheed e Mikhail si afflosciarono, come se improvvisamente la loro forza vitale fosse stata prosciugata!

“Siamo molto nei guai, vero?” chiese Fiz.

Deathbird guardò verso un immaginario finestrino, ben sapendo cosa avrebbe visto.

Lo aveva detto, che era stata una stupidaggine, dare retta a quel messaggio!

 

Ahab sorrise. “Non poteva andare meglio… E ora, addio, insetti!”

 

Il colpo di energia lanciato dalla Caliban, la sferica ammiraglia di Ahab, entrò nel pianetino come una lancia arroventata nel burro. Da quel momento, la vita del corpo celeste fu misurabile in pochi secondi, alla fine dei quali esso esplose!

E di Warlock, e degli Xplorers, non rimase che una nube di detriti rocciosi e di frammenti metallici di un organismo tecno-organico morto…



[i] X-MEN UNLIMITED Play Press #42-43